"Trapani Popolare", personaggi che hanno fatto la storia: Santu Patri

Terza puntata della rubrica targata Prima Pagina Trapani che racconterà i cittadini "popolari" ricordati da tutti.

Maria Chiara
Maria Chiara Conticello
20 Febbraio 2022 10:11

Trapani, si sa, è famosa per la sua devozione a San Francesco di Paola. In città, però, è esistito anche un altro Santu Patri, sicuramente più profano ma ricordato da tutti.

Antonio Culcasi fu chiamato così dai trapanesi per le sue caratteristiche fisico-espressive che lo rendevano simile a San Francesco di Paola, a cui era molto devoto: barba lunga, capelli neri, vestito quasi sempre di nero. L’uomo, poi, si accompagnava con un indimenticabile bastone in cui, a volte, attaccava un giglio.

Santu Patri – ma per altri Santaru o Santune – era cresciuto in un ambiente povero, con la madre che si guadagnava da vivere facendo le pulizie. Un lavoro che, secondo alcuni, fece anche Antonio da ragazzino.

Fu proprio per quella povertà, ma anche per la sua timidezza, che il Culcasi scelse una vita diversa, quasi per indicare la sua presenza nel mondo: quella del “Santune”.

Tanti, ma soprattutto contrastanti, sono i ricordi dei trapanesi riguardo Santu Patri: alcuni, infatti, provavano tenerezza e pena nei suoi confronti; altri, invece, erano impauriti dal suo sguardo. Ciò accadeva perché quando non otteneva una moneta, Antonio si arrabbiava e, dopo aver sputato per terra, si allontanava urlando, agitando le mani e scomunicando tutti. Il contrario, invece, avveniva quando riceveva un’offerta: in quel caso, infatti, offriva santine e benediceva i passanti con il suo particolare bastone di legno.

Ma Santu Patri è ricordato anche per una caratteristica che lo rendeva unico nel suo genere: l’uomo, infatti, faceva dei giochi di prestigio con le monetine che gli venivano donate, riuscendo a farle rimanere attaccate al palmo della mano. Una volta, si racconta, che vi riuscì con cinque monete da 100 lire ciascuna.

La sua, però, fu anche una vita di pettegolezzi, soprattutto dopo che iniziò ad allontanarsi dal Centro Storico e dalla Via Fardella, strade che percorreva ogni giorno, quasi facendo avanti e indietro nonostante i visibili problemi alle gambe. Di lui si disse che morì durante un incendio, altri invece lo videro a Taormina e a Palermo a fare il Gran Signore, alcuni affermarono che morì in solitudine al centro Serraino Vulpitta. Tutte versioni diverse che hanno in comune solo una cosa: quando Antonio morì, nel suo materasso furono trovati diversi milioni di lire, frutto sicuramente di tutte le donazioni ricevute negli anni.

La verità, dunque, non si conosce. È certo che Antonio non c’è più da anni e che è riuscito a realizzare il suo desiderio: far capire che al mondo ci fosse anche lui. E, così, rimanere nella memoria dei trapanesi che, oggi, hanno due Santu Patri: uno sacro e uno profano.

Illustrazione di Giada Barbara

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