“Gigio salvaci tu” avranno pensato i compagni ma anche tutta l’Italia. E la speranza si è materializzata. Gigio Donnarumma è solo tra i pali, si è guardato intorno, poi ha allungato gli occhi verso i suoi compagni, ha capito che soltanto lui poteva riportare in Italia il titolo Europeo dopo l’errore di Jorginho che, comunque, merita un voto altissimo in pagella.
I portieri sono soli. Gigio doveva decidere da solo. Davanti aveva il pallone e Saka. “Tira a destra o a sinistra? – avrà pensato. No meglio non pensarci”. La solitudine è il primo aspetto che bisogna considerare se si vuole essere un vero numero uno. Basti pensare che già di per sé sei un singolo nello sport di squadra per eccellenza, non ti soffermi mai a pensare che solo la parola “calcio” significa giocare con i piedi e tu invece la palla la prendi con le mani. Ogni squadra ha dei colori sociali per eccellenza che la rappresentano anche in campo, tutti giocano con la stessa divisa mentre l’unico vestito diversamente e spesso con colori pittoreschi è sempre lui… Il portiere.
La sensazione di solitudine racchiude anche il pre-gara. Ogni allenatore quel giorno in spogliatoio spiega le indicazioni tattiche quando parla di sistema di gioco, indicherà sempre un 4-4-2 , un 3-5-2 o un 4 – 3 – 3 ma mai si ricorderà di dire “oggi partiamo con un 1-4-4-2 o 1-4-3-3” perché del portiere non si ricorda mai nessuno: sembrano quasi di essere invisibili a volte. E allora poi arriva il riscaldamento, la squadra esce e tutti insieme iniziano a preparare la partita con il mister o il preparatore atletico.
Tutti insieme tranne lui, l’estremo difensore, che con il suo allenatore si estranea dal resto del gruppo e va nella sua casa, l’area di rigore o più precisamente quei tre pali che dovrà difendere. La porta è l’unica cosa che per non tradirla devi sempre voltarle le spalle perché se non sarà così avrai fallito la tua missione: ogni volta che la guarderai starai raccogliendo un pallone che non hai fermato. Il portiere è lì per salvare tutti ma quando è lui a sbagliare spesso si dice il gol è colpa sua.
Ma allora cosa spinge un ragazzo a mettersi tra i pali? Storicamente, da bambini in porta nessuno vuole andarci e allora si manda quello più scarso. A rappresentare l’altra faccia della medaglia persone che in porta ci vanno per scelta e spesso nessuno capisce il vero motivo per cui lo fanno: vengono definiti dei pazzi che si fanno prendere a pallate e si buttano a terra. Un portiere non potrà mai correre verso la tribuna a dedicare un gol alla propria moglie o ragazza ma siete sicuri che la gioia di segnare un gol non equivalga alla gioia di evitarlo? I portieri vivono per strozzare l’urlo di gioia di chi calcia e di chi è pronto ad esultare: la vita di un portiere è una vita in controtendenza. Gigio lo sa ed ha parato tutto, anche due rigori europei che hanno fatto esplodere le piazze italiane. A 22 anni ha fatto ricantare le “Notti magiche”.
Salvatore Giacalone