L’VIII crociata passata da Trapani, molti cavalieri crociati presero stabile dimora a Trapani e non ritornarono più nella loro terra natia. Ma andiamo per gradi, Luigi IX di Francia invitò suo fratello Carlo a partecipare ad una crociata in Terrasanta. Carlo aderì, ma mise una condizione: che i crociati cominciassero con l'assalire Tunisi. Re Luigi acconsentì e il 4 luglio del 1270 si imbarcò ad Aigues Mortes sopra una flotta genovese. Dall'8 al 14 dello stesso mese i crociati rimasero nella rada di Cagliari, ne partirono il 15 e il 18 sbarcarono presso Cartagine.
La guerra cominciava felicemente, ma con uguale fortuna non doveva continuare. Il re di Tunisi evitava d'impegnarsi, forse nell'attesa che gli giungessero aiuti dall'Egitto e da altre regioni dell'Africa, forse, ancora, sperando che il caldo e i disagi logorassero l'esercito nemico, dal canto suo Luigi IX non voleva tentare un assalto di Tunisi prima che dalla Sicilia giungesse il fratello Carlo D’Angiò. L'attesa dell'Angioino fu fatale al re di Francia: una terribile epidemia scoppiò tra le file dell'esercito cristiano e in breve tempo moltissimi crociati soccombettero al morbo, fra cui Buccardo conte di Vendòme, Gualtiero di Nemours, i signori di Montmorency, di Pienne, di Brissac, Guido D' Aspremont, il duca di Nevers e il cardinale Albano, legato pontificio.
Il 25 agosto, colpito dal morbo, cessò di vivere pure Luigi IX e il giorno dopo sbarcava sulla costa africana Carlo D’Angiò con il suo esercito. Assunto Carlo il comando dei crociati, nonostante vi fosse al campo l'erede del trono di Francia Filippo III, anziché continuare la guerra contro gli infedeli, ne accettò le proposte di pace, che fu stipulata tra il sultano di Tunisi, Mostanser Billah, da una parte, e i re di Francia di Sicilia e di Navarra dall'altra. Si stabiliva così la pace per quindici anni, da novembre 1270 in poi.
Mentre i principi, toccato il denaro, si affrettavano a tornare in Sicilia. Il 17.11.1270, le due flotte, francese e siciliana, lasciarono Tunisi, dirigendosi rispettivamente verso la Francia e verso la Sicilia: la prima con la cassa contenente le ossa di San Luigi e con a bordo re Filippo III, il cognato Teobaldo, la sorella Isabella, un gruppo di illustri personaggi della corte, ed il resto dell’esercito; la seconda con la bara contenente le carni, il cuore ed i visceri del santo sovrano e con Carlo D’Angiò a bordo, accompagnato dal suo seguito.
Le due flotte, colte da una violenta tempesta nel canale di Sicilia e un po’ anche per l’aggravarsi del morbo, che aveva colpito buona parte degli imbarcati, fra questi gli stessi sovrani Isabella e Teobaldo, approdarono il 20.11.1270 nel porto di Trapani. Fu uno sbarco disastroso per i crociati: nelle acque di Trapani una violentissima tempesta distrusse la flotta, quattromila crociati annegarono e fu pure inghiottito dal mare il denaro di Carlo ricevuto da Mostanser, destinato alla spedizione contro il Paleologo.
Inoltre, una volta scesi a Trapani, i Crociati, contagiati dal terribile morbo della peste, per evitare il contagio agli abitanti, furono alloggiati fuori le mura della città e affidati alle pietose cure dei carmelitani della piccola chiesa dell'Annunziata. Il contagio, purtroppo, invase ugualmente Trapani, e ben presto altri luoghi, facendo nuove e crudeli stragi fra le inermi popolazioni vicine. Riferisce il Carvini, storico, che: “allorquando ringagliardì il contagio in Trapani, gran parte della soldatesca, per ordine di Carlo D’Angiò, si condusse in Erice per respiarvi quell’aria leggiera e purissima”.