E’ il 31 agosto del 2019. All’alba, una ragazza arriva a Trapani. Non era mai stata nella nostra città. La sua auto è piena di valigie, curiosità e ambizioni. Maledetto navigatore. L’auto la conduce a Torre di Ligny. Lì, non si può cambiare strada. Non si può andare avanti, né a destra (mar Tirreno), né a sinistra (mar Mediterraneo). Marcia indietro. Ma “solo per prendere la rincorsa” …
Lei arriva da Salerno, a trascinarla nella nostra terra le parole e l’entusiasmo travolgente di un signore, Norbert Biasizzo, che, in tempi non sospetti, le aveva detto: “Vieni, sarai un punto fermo per la nascita e la crescita del nostro club. Fidati, che l’Handball Erice punta in alto!”. Così Antonella Coppola ha accettato l’A2. Ha creduto in un progetto che a molti poteva sembrare folle, ha creduto in quelle frasi di Norbert, mentre alcuni le chiedevano: “Sei impazzita?”.“Oggi, te lo posso dire a ragion veduta… Non ero poi così pazza.
Ha ragione Norbert – aggiunge – quando dice che siamo una famiglia. E’ la pura verità. Tutto quello che è accaduto dopo, dimostra che ho fatto la scelta giusta… (scappa una risata, ndr)”.Il 31 agosto, tutto torna…“Vero. Cinque anni dopo, nello stesso giorno, arriva la nostra seconda Supercoppa, a Bressanone. Avrei potuto non pensarci? E’ un segno del destino”.C’è una voce di sottofondo che gracchia, in una specie di megafono. Antonella, dove sei?“Sono alla stazione di Mazara.
E’ il mio primo anno di insegnamento, e sto tornando a casa. Prima, avevo partecipato a diversi progetti nelle scuole, per la diffusione della pallamano. Alla fine, la mia passione mi ha permesso di poter fare una sorta di tirocinio diretto, sul campo. I ragazzi sono fantastici”.Perché?“Perché i ragazzi hanno bisogno di modelli. Mi sentono con un accento diverso e si incuriosiscono. Quando ho raccontato loro che la mia carriera è iniziata da una scuola media di Salerno, hanno trovato una ragione in più per crederci”.Parliamo un po’ di pallamano?“Volentieri”.Sei stata qualche settimana fuori per un infortunio, da poco sei rientrata.
Le sensazioni?“Ah, guarda, sono sollevata. Per me, stare lontano dalle compagne, dall’allenatore, dalla partita, è stata una tortura. Sono felice di aver ricominciato a respirare l’aria dello spogliatoio: è ossigeno puro”.Note dolenti: se abbiamo perso due finali scudetto, in maniera diversa, ma per certi versi simile, dobbiamo credere che ci sia un pizzico di casualità, oppure che ci è mancata qualcosa?“Nello sport, la casualità non esiste. O, almeno, incide in modo molto periferico.
Quando perdi, quando il campo dà il verdetto negativo, devi sempre interrogarti su quali siano stati gli errori e trarne insegnamento. Credo che i risultati raggiunti fino a oggi, in così poco tempo, siano già indicativi di una mentalità societaria che punta in alto. Ma il sogno scudetto svanito per due volte, non ritengo sia stato determinato dalla casualità. Nel percorso naturale di una squadra che ha grandi ambizioni, bisogna fare i conti anche con una grande pressione, quella delle finali… A volte, l’abitudine a questo tipo di gare, si rivela un fattore determinante”.Cosa ci deve far sperare che quest’anno potremo essere capaci di compiere il salto di qualità necessario?“Due cose.
La prima: Il clima in squadra è molto positivo, come gruppo stiamo facendo il nostro percorso, lavorando tanto, con umiltà oltre che con ambizione. La seconda: la società ha fatto un gran mercato, investimenti importanti che ci rendono complete e competitive in ogni ruolo. Tanti giocatori di carattere ed esperienza, quella che serve nelle partite decisive, Quelle senza domani”.
Come si inquadra la partita di domani, a Cassano Magnago, in questi ragionamenti?
“A me, Cassano Magnago piace molto: è una formazione composta da ragazze che sono insieme sin dalle categorie giovanili. Si conoscono a memoria e hanno un gioco fluido. Per noi, però, è una sfida importante: dobbiamo dare un segnale chiaro a tutte le nostre avversarie di questo campionato”.Antonella, chiudiamo con i tuoi sogni: dentro e fuori dal campo…“In campo, è quasi scontato dirlo: vincere e ancora vincere con l’Handball Erice. Dare il mio contributo alle vittorie sarebbe il modo migliore per dimostrare gratitudine a una terra che mi ha accolto e incluso come si fa con una figlia. Ho visto crescere la passione per noi e per la pallamano in maniera incredibile. E’ esaltante. Fuori dal campo, ti dirò: sto sempre più accarezzando l’idea di stabilirmi qui, di progettare in Sicilia la mia vita futura. Mi sento felice e voglio continuare ad esserlo”.