La lesione del tendine rotuleo nell’atleta: ne parliamo con il dottor Di Via

Nuova puntata della nostra rubrica medica

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
01 Aprile 2024 13:05
La lesione del tendine rotuleo nell’atleta: ne parliamo con il dottor Di Via

Il tendine rotuleo o legamento rotuleo è una struttura che collega il polo inferiore della rotula all’apofisi tibiale anteriore; il suo compito è quello di trasmettere la forza di contrazione quadricipitale alla gamba, per permetterne l’estensione. La sua lesione può determinare una incapacità funzionale nell’estensione del ginocchio e impossibilità a camminare. Celebre fu l’infortunio di Ronaldo nel 2000, che lo tenne lontano dai campi per quasi un anno.

E’ una lesione tendinea abbastanza rara (0,6% di tutte le lesioni tendinee), ma negli atleti di sport “esplosivi” come basket, volley, calcio e salto in alto, si manifesta molto più frequentemente rispetto alla media, con una maggiore prevalenza degli uomini rispetto alle donne.

Le cause possono essere di natura estrinseca o intrinseca. Nel primo caso dipende dal tipo di sport praticato e annoveriamo: traumi diretti, forze importanti di contrazione eccentrica (come nella fase di caduta da un salto) e cambi di direzione repentini. Tra le cause intrinseche invece troviamo delle alterazioni delle proprietà meccaniche del tendine, come estensibilità, elasticità e resistenza dovute a patologie sistemiche o locali. Nella maggiorparte dei casi è conseguenza di un trauma su un tessuto tendineo,che ha perso le ottimali proprietà meccaniche. Sportivi che hanno sofferto o soffrono di tendinopatia rotulea ad esempio potrannoessere più a rischio di lesione.

La diagnosi è spesso clinica, in quanto l’atleta manifesta un importante deficit funzionale nell’estensione del ginocchio, con incapacità a poggiare l’arto leso a terra. La visita consisterà nel valutare la presenza di edema a livello del ginocchio e palpatoriamente valutare la presenza di discontinuità tendinea. Oltre ad un accurato esame clinico, bisognerà eseguire esami radiografici, volti ad escludere eventuali fratture e valutare l’altezza della rotula (indice indiretto di lesione), discriminante potrà essere l’esame di Risonanza magnetica.

Una volta posta diagnosi di lesione, bisognerà valutarne il grado, cioè se totale o parziale e la sede, se infratendinea oppure come spesso accade (fino al 65% dei casi) all’inserzione rotulea. In base a queste informazioni si sceglierà il tipo di trattamento specifico.

Nelle lesioni parziali di basso grado, il trattamento conservativo sarà il più indicato, praticando riposo e l’uso di un tutore per 3 settimane, seguite da una riabilitazione fisioterapica.

Nelle lesioni subtotali o totali invece, l’intervento chirurgico rappresenta il gold standard. A seconda della zona di rottura, si potranno utilizzare tecniche diverse, come la sutura diretta del tendine (tenorrafia) con fili ad alta resistenza con l’aggiunta in alcuni casi di un cerchiaggio di rinforzo a protezione, o l’utilizzo di ancorette o punti trans-ossei per ricostruire l’entesi rotulea (giunzione tendineo rotulea). In situazioni in cui vi sarà una degenerazione molto avanzata del tendine potrebbe essere indicata anche la sua ricostruzione, utilizzando tendini autologhi, cioè prelevati dal paziente in altra sede.

Dopo l’intervento sarà necessaria una lunga riabilitazione fisioterapica, volta al recupero della flesso/estensione completa del ginocchio e successivamente al recupero del trofismo muscolare. Il ritorno in campo dovrà essere graduale per consentire al tendine riparato di riacquisire le sue proprietà biomeccaniche di elasticità e resistenza e può variare dai 6 ai 12 mesi. Anche dopo il pieno recupero in alcuni casi possono residuare delle lievi limitazioni ed inoltre un tendine operato ha una più elevata percentuale di ri-rottura rispetto ad uno sano.

Dr. Danilo Di Via

Medico presso:

Università degli Studi di Catania

Clinica Ortopedia e Traumatologia

Direttore: Prof. Vito Pavone

Associato: Prof. Gianluca Testa

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