“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta della “Strada Porci”
Ventiduesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo. Trapani è piena di cultura, tradizioni e curiosità. La cosa più bella, però, è che tutto ciò è ancora insito non solo nel cuore dei trapanesi ma anche, e soprattutto, nelle sue vie della città. Sono tante le strade che, di generazione in generazione, vengono nominate da tutti i trapanesi almeno una volta nella vita: u catito, u passu latri, la strada porci o lo nero.
E tutte queste vie hanno un motivo ben preciso per la loro denominazione, come abbiamo visto nelle scorse puntate. La bellezza di Trapani – ma soprattutto dei trapanesi –, però, sta nel riconoscere le vie non per la loro vera denominazione ma, al contrario, per il nome che la tradizione ha dato a quella determinata via.
Ovviamente parliamo della stessa via. Una di quelle che, com’è successo ad altre strade, ha visto i trapanesi sempre più dimenticare il suo vero nome e dare posto alla tradizione ma, soprattutto, ai ricordi. Ed è proprio per il ricordo che è stata data la nominazione “Strada Porci” alla via. Con il nome, infatti, si ricorda un antico allevamento di maiali, ospitato alla fine della strada. La via, però, è sempre stata piena di altri locali: una sala biliardi, una latteria, un venditore di bici, una taverna e un tabaccaio – con la simpatica proprietaria che, scherzosamente, diceva che la scienza avrebbe trovato il modo per non far morire le persone, ma solo dopo la sua morte –.
E, poi, c’era tanta gente. Una volta, infatti, “Strada Porci” era viva e molto attiva. Popolata da ragazzi che giocavano in tantissimi modi, la sera poi veniva occupata dagli anziani che, seduti fuori nel marciapiedi, giocavano a carte. “La Strada Porci”, però, è nota anche per una curiosità che riprende una delle tradizioni più amate dai trapanesi: i Misteri. Fu proprio questa via, infatti, ad ospitare due autori – Messina e Fodale – che, lavorando in un garage, ricostruirono il gruppo scultoreo del ceto dei Sarti e dei Tappezzieri (La Deposizione) dopo la Guerra.
Il giornalista Franco Auci, inoltre, in un libro scrisse che proprio questa via vide crescere tanti giovani che, nella loro vita, diventarono dei grandi sportivi.
Se dovessimo, quindi, trovare una parola per descrivere la via, questa non potrebbe che essere “Tradizione”. E nonostante alcuni cittadini pensino che la “Strada Porci” non sia realmente Via Villanova ma che, invece, questa denominazione dovrebbe appartenere ad una traversa di Via Archi, la tradizione ha preso il sopravvento. E per tutti, ormai, la "Strada Porci" sarà sempre e solo Via Villanova. -Chiara Conticello