Trapani Pride tra rinnovamento e nuove sfide
Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:
"FACCIAMO LA STORIA: SOFFIA FORTE IL VENTO DEL RINNOVAMENTO". Quando queste parole, divenute il motto del nostro primo Pride, sono scaturite dai nostri cuori, mesi fa, eravamo animatə dalla sete di quel cambiamento che da tempo desideriamo per la nostra città e per la sua provincia — soprattutto, ma non solo, sul fronte dei diritti civili. Abbiamo commesso un errore, allora, pensando solo ai confini della società in cui viviamo, confini bagnati dalle acque del Tirreno e del Mediterraneo. Oggi, però, la visione si è fatta più chiara.
Quando inizi a costruire dalle fondamenta, ti rendi conto che il progetto che hai in mente ha bisogno di più spazio. Occorrono più idee che abbraccino realtà diverse, più pluralità, più umanità. Il vento del rinnovamento che avevamo immaginato oggi soffia da lontano. Non nasce più soltanto tra gli anfratti bui della nostra città – che vogliamo illuminare – ma arriva anche dal Medio Oriente, dove tra le bombe, tra bambinə , donne e uomini a cui è stato negato perfino il diritto all’esistenza, si leva un grido che non possiamo ignorare. Il Pride è protesta, è manifesto politico, è grido di speranza e, insieme, denuncia.
È una lista delle cose che vogliamo cambiare, di ciò che riteniamo inaccettabile, di ciò di cui non vogliamo più essere complici con il silenzio. E di silenzi, la nostra terra è esperta. Ogni vento porta con sé odori, sapori, sentori, presentimenti e speranze che nascono in luoghi che non comprendiamo fino in fondo, dilaniati da guerre di cui siamo testimoni quotidiani, incollatə ai nostri account Instagram. Ma quanto davvero siamo in grado di percepirci parte di una società più ampia di quella che ci circonda? Il nostro Pride vuole essere un abbraccio, una mano tesa, uno sguardo che va oltre l’oceano, una presa di coscienza: nessun mondo frammentato è destinato ad avere un futuro.
Una sola giovane vita privata della sua libertà in Palestina ci nega il diritto di parlare, qui, di cambiamento. Non amiamo la parola “inclusione” – per quanto necessaria in contesti come questo. Preferiamo parlare di convivenza delle differenze. È questa convivenza pacifica che ci insegnerà a stare al mondo senza conflitti; è lo stupore di fronte alle meravigliose differenze che ci dà la forza di manifestare e lottare. La complicità del nostro governo, la sua assenza di una posizione chiara sul genocidio del popolo palestinese, ci spingono a scendere in strada e a far sentire la nostra voce.
Perché i diritti lesi di una persona, o di una minoranza, sono i diritti lesi di tutta l’umanità. La poesia di John Donne lo dice meglio…