Processione dei Misteri di Erice, il valore della fede e dell'appartenenza al momento di dolore
La prima cosa che mi viene in mente oggi è l'esperienza che ho vissuto, Venerdì Santo 2025, partecipando alla Processione dei Misteri di Erice. Forse per la prima volta ho capito che seguire la processione non significa semplicemente osservarla come una turista o una cittadina stanca e annoiata. Me l'ha insegnato Antonietta, un'ericina doc. Ho vissuto con loro una partecipazione di tutti gli Ericini, vivendo attivamente il percorso con cuore, devozione e serietà. È un gesto di rispetto e di fede, un modo di sentirsi parte di qualcosa di più grande, condividendo il senso di spiritualità e di comunità.
Soltanto così la processione diventa un'esperienza autentica e significativa, non uno spettacolo da guardare o anche partecipando perché occasionalmente si è chiesta o ricevuta una grazia, ma un gesto di comunione di piccoli e grandi. Non è facile camminare per le strade di Erice, con il suo acciottolato, le sue salite e le sue discese, ma quando si fa con condivisione la fatica è più lieve e si arriva fino alla fine con lo spirito giusto, a prescindere dall'osservanza alla fede più o meno rigida e formale.
Lo scorso venerdì sera c'era sostanza che si trascinava per le strade. Dalla presenza della dominazione spagnola su questo territorio, dal 1500 al 1700, in cui il controllo non fu solo politico, ma chiaramente culturale in senso lato, fino ai costumi e alle tradizioni, tra cui quella della processione dei Misteri, questa con fasi alterne si è protratta fino ai nostri giorni, inalterata. Ad arricchire l'atmosfera, creando un senso di solennità ed emozione, la musica dell'unica banda musicale, proveniente dalla città di Rometta (Messina), che ha accompagnato i momenti salienti della processione che, a differenza di quella di Trapani, è costituita soltanto da 6 gruppi, realizzati con la stessa tecnica, legno e colla dei fratelli trapanesi.
Le musiche di passione e morte sottolineano l'importanza spirituale e culturale dell'evento e rappresentano un modo per mantenere il valore della fede e dell'appartenenza a quel momento di dolore. Tutto questo senza interferire con i momenti di preghiera fraterna di letture e di commenti spirituali che con il loro senso di ripetitività trasmettono il senso di fede a un'idea che ci sta sfuggendo e che gli Ericini ben conservano. Non ci sono "annacate", ma silenzio mesto e sentito.
Rossella Lombardo