Parte III. Cinque anni fa l’emergenza Covid19, un pezzo di storia, un pezzo della nostra vita…
Cinque anni fa le vite di ognuno di noi sono cambiate drasticamente: abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini per adattarci ad una realtà ben lontana dalla nostra quotidianità. Era il gennaio 2020, quando arrivò in Italia la notizia di un’emergenza internazionale causata dalla pandemia del Covid19. Ecco il ricordo di quel periodo da parte di alcuni studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani nell’ambito del Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”.
La pandemia ha avuto un impatto devastante sulla salute pubblica, sull’economia e sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo. Nel corso degli ultimi anni, diversi paesi hanno istituito giornate di riflessione in ricordo delle vittime del Covid19, per sensibilizzare l'opinione pubblica sui numerosi danni provocati dalla pandemia e per onorare coloro che hanno perso la vita. Queste giornate possono anche essere un'occasione per riconoscere il lavoro e il sacrificio di operatori sanitari, soccorritori e altre persone che hanno contribuito in prima linea durante l'emergenza.
Inoltre, la pandemia ha spinto molte nazioni a riflettere su come prevenire future crisi sanitarie, promuovere la solidarietà globale e migliorare la preparazione e la risposta agli eventi di salute pubblica. Il periodo che abbiamo vissuto durante e dopo la pandemia di Covid19 è stato senza dubbio un momento storico di grande impatto. Ha cambiato il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e ha trasformato la nostra vita quotidiana. Riflettendo su questo periodo, è inevitabile pensare alla sofferenza e alla perdita che molte persone hanno subito, sia direttamente a causa del virus, sia a causa delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche.
Le perdite umane sono state innumerevoli e le cicatrici lasciate dalla solitudine, dalle separazioni forzate e dalla paura di un nemico invisibile sono difficili da dimenticare. Ma, accanto a questa sofferenza, sono emersi anche segnali di speranza e solidarietà. Il coronavirus è stato uno dei momenti più difficili della mia vita. Quando iniziò tutto, non avrei mai creduto che le cose si fossero destabilizzate così tanto da dover combattere così tante difficoltà. Alla fine, noi tutti credevamo che sarebbe stato solo un breve periodo, ma la cosa è stata ben diversa.
All'improvviso, la normalità della vita è cambiata in un istante. Il lavoro da casa è diventato la norma, e se, da un lato mi ha permesso di stare più vicino alla mia famiglia, dall'altro mi ha intrappolato tra le mura della mia abitazione, senza mai riuscire davvero a staccare dal lavoro scolastico. La distanza sociale ci ha separato fisicamente, ma ci ha anche fatto riflettere sulla nostra vita e su quanto fosse importante stare insieme. Molte delle attività che prima davo per scontate, come andare al cinema, uscire con gli amici o anche semplicemente passeggiare senza pensieri, sono diventate irraggiungibili.
Mi mancava quella normalità che prima davo per scontata. Le videochiamate sono diventate il nostro nuovo modo di socializzare e, sebbene fossero un buon sostituto, non riuscivano a colmare completamente il vuoto che sentivo. Avevo paura di essere infettata, paura che uno dei miei cari si ammalasse, paura del futuro incerto. Ma, comunque, anche questa paura mi ha insegnato a stimare le cose più piccole della vita: un caffè al mattino, la pace a casa, la bellezza di un tramonto semplice da ammirare dalla finestra. Nonostante le difficoltà, ho cercato di sfruttare al meglio quel periodo.
Ho riscoperto la lettura, ho iniziato a coltivare hobby che avevo messo da parte e ho trovato nuove modalità per stare in contatto con le persone care. La famiglia, in particolare, è stata il mio punto di riferimento. Abbiamo trascorso molto più tempo insieme e, sebbene le circostanze fossero difficili, questo ci ha fatto sentire più uniti. Al momento, credo che il periodo del coronavirus mi abbia insegnato una lezione importante: la vita è fragile, e ogni momento va apprezzato. Non bisogna mai dare per scontato il tempo che passiamo con gli altri, né la salute che, durante quella pandemia è diventata più che mai il bene più prezioso.
Giusi Simone III L Economico Sociale IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”
Il 9 marzo 2020, ero a casa con i miei genitori quando, mio padre, appena finito di cenare, ha letto un articolo sulla chiusura delle scuole, inizialmente solo di due settimane. Ricordo benissimo quel momento: ero felicissima che la scuola chiudesse e ho iniziato a festeggiare, saltellando, con mio fratello minore. In seguito, iniziò la DAD. Con la piattaforma Edmodo io e i miei compagni mandavamo i compiti ai professori e loro mandavano le verifiche a noi; con Google Meet, invece, facevamo video-lezione.
All’inizio la didattica da casa non era male, poi diventò insopportabile: l’aria sembrava sempre la stessa, l’uso frequente di dispositivi peggiorava l’umore di tutti e la fine del “lockdown” pareva più che lontana. Ogni giorno era uguale e il tempo scorreva talmente lentamente che quaranta giorni somigliavano maggiormente ad un anno. Ricordo un episodio in cui io e mia madre litigammo e lei alzò troppo la voce. Tornai in camera mia arrabbiata e, passati diversi minuti, mi raggiunse e mi chiese scusa, abbracciandomi.
Mi misi a piangere perché mi accorsi che, con questo isolamento prolungato, tutti eravamo nervosi e reagire in quel modo non era sua intenzione. Sensibilità, comprensione e pazienza sono state le qualità che il lockdown mi ha migliorato. Durante e dopo la quarantena non ho sofferto, ma ciò che mi ha influenzata negativamente è stata l’era delle mascherine. Avendo tenuto per moltissimo tempo delle maschere che coprivano metà del mio volto, una volta che sono state tolte definitivamente, ho sviluppato una forte insicurezza verso la parte inferiore del viso (che ancora persiste).
Ho dimenticato le facce “complete” delle persone che conoscevo e, rivederle senza, è stata una vera e propria liberazione. Ed ecco un altro dilemma: “vaccino sì o vaccino no”? Io, personalmente, ero schierata dalla parte dei “vaccini sì”, anche se spuntati improvvisamente per via dell’emergenza. Tuttavia, quando eventi come quelli del covid19 accadono, è meglio non pensarci troppo su e riflettere che servono per proteggere noi e i nostri cari, soprattutto quelli più fragili come i nostri nonni.
E per concludere, menziono onorevolmente i tamponi, diventati delle vere e proprie prove di coraggio e di resistenza ai fastidi.
Simona Valenti III M IIS “Rosina Salvo” di Trapani - Progetto PNRR Futura "Il giornalismo digitale nell'era dell'I.A"
Ogni 18 marzo si ricorda la Giornata nazionale in memoria delle vittime del covid, istituita ufficialmente il 17 marzo 2021. La data è stata scelta per commemorare il giorno in cui, nel 2020, i camion militari con le bare passarono per Bergamo. In questa giornata, tutte le istituzioni pubbliche esporranno le bandiere a mezz’asta in segno di rispetto e memoria. Sono passati solo 4 anni dal covid, ma sembra che sia passata una vita.. una vita da quando al telegiornale si parlava di tutte le persone che il covid ha portato via..una vita da quando siamo stati rinchiusi in casa per proteggere la nostra salute e quella altrui; era come se fossimo intrappolati in una gabbia, non potevamo socializzare, se non virtualmente, con il mondo, con i nostri più cari parenti o amici…una vita da quando inizialmente noi adolescenti esclamavamo ‘’che bello! non si andrà più a scuola per qualche mese!’’ anche se quel ‘’qualche mese’’ si trasformò poi in anni… anni di didattica a distanza, anni di obbligo a portare la mascherina senza poterla togliere per alcun motivo, anni in cui ai giovani sono stati tolti momenti che avrebbero dovuto essere i migliori della propria vita.
Durante la quarantena, che ha avuto un impatto globale, ogni persona ha reagito in modo unico e questa diversità di esperienza è stata influenzata principalmente dalla personalità, dalle circostanze familiari e dalle risorse emotive di ciascuno; alcuni hanno trovato un modo per ‘’allenarsi’’ e adattarsi a ciò che era la realtà di quel periodo, altri si sono chiusi in se stessi, vivendo un periodo con maggiore difficoltà emotiva,. Per questi ultimi, una volta tornati alla vita normale, è stato difficile adattarsi di nuovo.
La ripresa delle interazioni sociali e il ritorno alla routine frenetica hanno creato difficoltà nell’affrontare quel senso di ansia e di solitudine che si era manifestato in loro, portandoli a sentirsi sopraffatti e a lottare per riacquistare il contatto con il mondo. Il periodo del Covid è stato un'esperienza difficile per me. Prima della pandemia, ero una ragazza molto introversa, ma trovavo conforto nel trascorrere del tempo con le persone che mi facevano sentire bene. Nonostante la mia timidezza, amavo uscire, andare a scuola, e soprattutto praticare danza.
Poi, quando è iniziata la quarantena, mi sono ritrovata separata da quasi tutte le persone a cui tenevo. Questo mi ha fatto stare molto male, perché, essendo introversa, sarebbe stato difficile riprendere quei legami in un momento così complicato. Durante l’estate, fortunatamente, la situazione è migliorata, ma quando è finito il periodo estivo, è arrivato un altro momento difficile. Avevo sempre avuto un corpo molto esile, mangiavo poco e questo mi ha portato ad avere problemi di salute. Da quel momento non sono più riuscita a continuare la danza, che penso sarebbe stata di grande aiuto in quel periodo, l’ho ripresa solamente nel 2022.
Poi, qualche mese dopo, ho vissuto un altro momento di grande dolore: mio nonno, una figura fondamentale nella mia vita, cominciò a stare sempre peggio e, purtroppo, non ce l'ha fatta. La sua morte è stato un colpo molto duro per tutta la mia famiglia e ha lasciato un vuoto enorme in me. La sua perdita, unita a tutto ciò che avevo vissuto, mi ha portata a chiudermi sempre di più in me stessa. Nonostante tutto, queste esperienze mi hanno insegnato molto e mi hanno fatta crescere. Se da un lato il Covid e tutte le difficoltà che ho affrontato mi hanno tolto tanto, dall’altro mi hanno anche resa una persona più forte.
Ora, guardandomi indietro, posso dire di essere più sicura di me stessa e di avere una nuova forza interiore che prima non avrei mai pensato di avere.
Martina Fasulo - Liceo delle Scienze Umane I.I.S.S “Rosina Salvo” - Progetto PNRR Futura "Il giornalismo digitale nell'era dell'I.A"
Il 18 marzo si ricorda un evento che ci ha cambiato profondamente tutti nell’animo facendoci vedere il mondo in maniera completamente diversa per sempre. La giornata della memoria delle vittime del covid19 fa riaffiorare in noi tante emozioni. Avevo 12 anni quando è scoppiato il covid : mio padre era fuori per lavoro e prima di tornare a casa passarono diversi giorni tra quarantene e tamponi per prendere l’aereo di ritorno. Il covid per la mia famiglia è stato un modo per stare tutti insieme senza la necessità di recarsi a scuola o nel luogo di lavoro.
Cercavamo di trovare il lato positivo della nuova condizione cucinando insieme o guardando un film. Ma al di fuori delle mura domestiche c’era un mondo in confusione, medici che non sapevano cosa fare e come aiutare i malati vedendo andar via diversi pazienti. Il 27 dicembre 2020, il cosiddetto “Vaccine day”,è la data che ha segnato il via ufficiale alla campagna di vaccinazione contro il Covid19 in tutta Europa portandoci a tornare almeno in parte alle nostre vite, ma con i volti coperti ,completamente disorientati da quello che facevamo fatica a riconoscere nuovamente come realtà.
La nostra vita è scaglionata da momenti che cambiano chi siamo e chi saremo. Il covid mi ha fatto aprire gli occhi sul detto latino “carpe diem” ,cogli l’attimo, rendendolo più vero che mai. Il periodo dell’emergenza covid mi ha insegnato che non bisogna avere timore dei cambiamenti, ma accoglierli come momento di crescita in quanto la vita è come un fiume che non smette mai di scorrere.
Aurora Venza-Liceo delle scienze umane IIS”Rosina Salvo” di Trapani-Progetto PNRR Futura “Il giornalismo nell’era dell’ I.A”
Nei primi mesi del 2020 iniziarono a circolare delle notizie su un virus che girava in Cina. All'inizio tutto ciò mi sembrava molto lontano, una questione che riguardava solo la Cina. Un giorno, all'improvviso, tutto è cambiato perché l'Italia era entrata in lockdown. Durante i primi giorni ero quasi contenta di restare a casa perché non capivo la gravità della situazione. Le settimane passavano e più la situazione diventava preoccupante: guardare i telegiornali era angosciante, gli ospedali erano pieni di infettati da Covid19, i medici erano stremati dal tanto lavoro e mentre il numero dei contagi saliva sempre di più, la mia unica domanda era quanto ancora potesse durare questa brutta situazione.
Dopo aver fatto molta attenzione ed essermi attenuta alle restrizioni, pensavo di essere al sicuro e invece in estate il covid ha colpito pure me, quando meno me lo aspettavo. Il Covid19 non è stato solo una malattia fisica, ma anche un'esperienza che mi ha segnato profondamente. Mi ha fatto capire quanto la salute sia il dono più prezioso che potessimo ricevere, quanto la vita possa cambiare da un giorno all'altro e soprattutto a non dare nulla per scontato. Ad oggi quando ripenso a cinque anni fa, mi rendo conto di quanto quel periodo sia stato molto difficile da superare, ma anche formativo.
Ho conosciuto il peggio e il meglio delle persone, ho provato sia paura che speranza e ho vissuto momenti di solitudine, ma anche di grande solidarietà; forse in questa esperienza c'è qualcosa di positivo che porterò per sempre con me.
Ilenia Scuderi - Liceo delle scienze umane IIS Rosina Salvo di Trapani-Progetto PNRR Futura “Il giornalismo nell'era dell IA”