“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere “di Pietra Palazzo”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
07 Giugno 2020 09:55
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere “di Pietra Palazzo”

Quarta puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che quasi ogni giorno percorriamo. Prima dell’estensione della città, Trapani si divideva in tre antichi quartieri: Casalicchio (attuale Rione San Pietro), il quartiere “di mezzo” e il quartiere “di Pietra Palazzo”, il secondo della città per ordine di antichità. Non si conosce il vero motivo per cui il rione venne denominato “di pietra palazzo” e le tesi sono numerose.

Secondo alcuni storici il nome è dovuto alla presenza di eleganti palazzi, i primi nella città.  Secondo altri studiosi, invece, il rione venne chiamato così per l’esistenza di una cava di proprietà di Pietro Palazzo, dalla quale nel XVII secolo si estraeva la pietra dura, destinata alla costruzione di colonne ed architravi per adornare monumenti ed edifici. Il quartiere raccoglie i maggiori monumenti settecenteschi trapanesi – come la Chiesa del Collegio dei Gesuiti, la Cattedrale di San Lorenzo, il Palazzo Riccio di San Gioacchino e il Palazzo Berardo Ferro – ed è attraversato da due strade principali: il Corso Vittorio Emanuele, anticamente chiamato Rua Grande – costruita nel 1286 da re Giacomo per ringraziare i trapanesi per i servizi prestati contro gli Angioini –, e via Torrearsa, anticamente Via Scultori perché vi erano le botteghe degli scultori di corallo.

Il quartiere, molto ampio, riprende più vie.  Una delle più curiose è Via Cucuzzella, chiamata così perché, attorno al 1500, vi furono ricoverati alcuni ammalati affetti da malattie contagiose e, per cautela, venne chiusa al traffico. I cittadini, però, vi si recavano per gettare i rifiuti e, per questo motivo, germogliò una zucca (in dialetto “cucuzza”). Altre vie, invece, hanno cambiato il loro antico nome, come Via Tenente Giovanni Genovese che, prima, era denominata Via Neve per la presenza di una bottega in cui si vendeva la neve anche d'estate, o Via Libertà che originariamente era denominata Via Gallo per l’esistenza di un’edicola in onore della Madonna del Gallo.

Particolare, invece, è il caso del Corso Vittorio Emanuele che volgarmente viene chiamato “a loggia”. La denominazione deriva dal periodo normanno, quando nel porto di Trapani approdarono le navi, provenienti da città italiane e da nazioni cristiane, che avrebbero portato gli eserciti a combattere le Crociate.

Venne a crearsi, dunque, la necessità di istituire in città i propri Consolati, con relative cappelle e logge. Il Consolato dei Genovesi aveva, ad esempio, la Cappella di San Giorgio e la loggia nei pressi della chiesa di San Lorenzo. Ed è da lì deriva il termine dialettale con il quale chiamiamo il Corso. La zona potrebbe essere un vanto per i trapanesi perché solo facendo “una passiata a loggia” si percepisce pienamente la storia di Trapani e delle sue dominazioni, come quella romana, quella spagnola, quella cartaginese e, infine, quella araba, da cui derivano le piccole stradine serrate le une con le altre.

Purtroppo, da molti cittadini viene ritenuta noiosa e vengono sottovalutate tutte quelle bellezze che, invece, i turisti amano e che fanno apprezzare Trapani a tutti. A tutti, tranne a quelli che vi vivono. Chiara Conticello   Ph: Enrico D'Amico e Nicola Calvino

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