“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del rione Santa Teresa del Bambin Gesù
Dodicesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo. La città nuova è costituita da nove rioni: Marinella, Santa Teresa del Bambino Gesù, Sacro Cuore, Cappuccinelli, Saline, Palma, Borgo Annunziata, San Giuliano e Fontanelle. Il Rione Santa Teresa del Bambino Gesù comprende la zona volgarmente chiamata “campu nozzu”.
Era utilizzato soprattutto da tanti ragazzi che, saltando la scuola, trascorrevano parte della mattinata giocando.
All’interno del rione si trova il campo sportivo Aula, il campo polisportivo del Coni, il complesso “Serraino-Vulpitta”, la caserma dei Vigili Urbani e la Chiesa dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù.
I lavori, iniziati nel 1955, terminarono il 24 settembre 1960 ma la Chiesa venne eretta a Parrocchia con Bolla del 29 giugno 1955. Degna di nota è sicuramente la piazza in cui, ad oggi, si trova la caserma dei Vigili Urbani. Chiamata da tutti “Piazza delle Vergini”, risulta essere un errore in quanto la piazza si chiama “Piazza delle Menigi”.
Precedentemente, infatti, l’approvvigionamento idrico era assicurato, oltre che da pozzi e cisterne che si trovavano dentro la città, dalla “Sorgente Menigi” posta, invece, ad oriente e più precisamente un terzo di miglio fuori dalle mura. La posizione, non certamente centrale, costringeva gli abitanti che volevano rifornirsene ad uscire fuori dalle mura. Questo portò all’assunzione dei privati che aprissero, di notte, due porte di levante – Porta Vecchia e Porta Nuova –. Proprio in Piazza delle Menigi, si trovava una torre piezometrica chiamata “a Ugghia” che, negli anni sessanta, divenne protagonista di alcuni accumuli di scarti di alcune fabbriche presenti in piazza – come una fabbrica di pentole, ceramica o di marmo –.
Nei pressi della Piazza, inoltre, si trovava una stalla del signor Di Vita – denominato “Ciacalella” – in cui, oltre a prendere il latte, si andava per respirare aria adatta a sedare gli effetti della tosse compulsiva che colpiva tanti bambini. Gli stessi che oggi raccontano con emozione ciò che è stato questo Rione per la loro giovinezza: la guarigione dopo una brutta influenza e il posto utile per nascondersi dai genitori dopo aver saltato la scuola. In poche parole, rappresenta quella Trapani che non c’è più ma che rimane viva nei cuori dei trapanesi.
Chiara Conticello