"Trapani Popolare", personaggi che hanno fatto la storia: Tuzzu l'acquarolo

Maria Chiara Conticello

A Trapani l’acqua è sempre stato un bene fondamentale: a volte scarseggiava, altre volte no.

In qualsiasi momento, però, tra i trapanesi vi era sempre la certezza che U Zu Tuzzu aveva aperto il suo chioschetto.

Si trattava, nello specifico, di un chiosco con uno speciale bancone in stile liberty, sito in Via Turretta ad angolo con il Corso Vittorio Emanuele.

Il titolare si chiamava Matteo Campanellini ma per tutti era Tuzzu l’acquarolo: si racconta, tra l'altro, che non poche volte avesse ricevuto cartoline da tutto il mondo con inserito, nella sezione dell'indirizzo, questo soprannome. 

E questo accadeva perchè U Zu Tuzzu era un uomo capace di farsi amare da tutti solamente con il suo grido «I Signori!» - accompagnato da un inchino – che utilizzava per salutare chi, nel corso della giornata, passava davanti al chiosco. 

In poco tempo, il suo bancone in stile liberty diventò un vero e proprio luogo d’incontro: si parlava di calcio – U Zu Tuzzu era un grande appassionato del Trapani – ma anche di cronaca e di attualità. Insomma, per essere aggiornati sui fatti della città bisognava dissetarsi con le sue speciali bevande, versate in bicchieri sempre brillanti.

Acqua ramigna, acqua zammù – cioè la classica acqua e anice –, limonate, spremute – fatte con un antico spremiagrumi di metallo poi modernizzato – ed ancora latte di mandorla e orzate: queste sono solo alcune delle sue bibite che ancora oggi i trapanesi ricordano con nostalgia, proprio come il suo bancone – adesso assente perché distrutto dopo alcuni lavori di restauro –.

Si tratta di bevande dissetanti e fresche ma apparentemente normali: a renderle speciali era proprio U Zu Tuzzu con il suo immancabile sorriso e la sua gentilezza.

Quella gentilezza che, ormai, non esiste più e che provoca un’immancabile nostalgia a chi quegli anni li ha vissuti e a chi, con quelle bevande, si è dissetato.

E, nel contempo, scopriva cosa fosse successo in città.

Perché, in quegli anni, non c’era bisogno di comprare i quotidiani: bastava andare davanti al chiosco di Tuzzu l’acquarolo e bere un po’ di acqua ramigna.

Illustrazione di Giada Barbara