“Pirandello a Valderice”. Tutto pronto per “La Morsa” e “Cecè”
Prosegue al teatro “Nino Croce” di Valderice la rassegna pirandelliana, “Pirandello a Valderice”, che ha come obiettivo quello di riscoprire il linguaggio del teatro di Luigi Pirandello attraverso le sue opere più famose. Dopo l’appuntamento di venerdì scorso che ha visto in scena la “Compagnia Nuova Palermo” con i due atti unici di Pirandello “L’ERESIA CATARA”, che ha debuttato in prima nazionale e “LA GIARA”, che ha divertito tantissimo il pubblico presente, adesso è tutto pronto per il terzo appuntamento della rassegna.
Protagonista dello spettacolo di venerdì 16 Agosto, alle 21.15, sarà lo stesso direttore artistico, Antonio Ribisi La Spina, che insieme a Francesco Grisafi e Martina Galione porteranno in scena altri due atti unici di Pirandello: “LA MORSA” e “CECÉ”. Sinossi: “LA MORSA”: si stringe su chi vive l’apparente calma della quotidianità, perché fatta di accattivanti giorni felici, come di silenziosi baci, di figli che crescono e di un lavoro soddisfacente.
Si cade nella morsa in virtù di una ricompensa, dunque. Si accetta di vivere una felicità immediata al prezzo di vincoli senza tempo. Pirandello costruisce in “La morsa” un’altra “stanza della tortura”, in cui tuttavia non vi è alcun boia. La tortura è l’evidenza della vita che viene mostrata. Non c’è necessità di alcun torturatore quando le vittime non distinguono la vita dalla tortura. I vincoli sociali fanno sì che i personaggi possano solo sfiorarsi, mentre le loro vite sono staticamente chiuse in bacheche di vetro, simboli di ruoli sclerotizzati, che si ripetono infinitamente senza alcun epilogo.
Proprio l’epilogo è riportato nel sottotitolo della pièce: «Epilogo in un atto di Luigi Pirandello». Anche se la sensazione è quella di una messa in scena breve e chiusa in sé stessa, si percepisce l’eterno ritorno delle costrizioni che vivono i personaggi in scena, in un’esistenza sempre più vicina alla ripetizione teatrale. La vicenda è infatti di quelle ancestrali: il triangolo del tradimento, il sottile amante che inizia a sentire il fiato sul collo e cerca la fuga (l’avvocato Antonio Serra, interpretato da Francesco Maria Grisafi), l’annoiata donna traditrice che prende coscienza del suo stato (la signora Giulia, interpretata da Martina Galione), il marito oberato di lavoro che si trasforma in persecutore (Andrea Fabbri, interpretato da Antonio Ribisi La Spina).
Tuttavia ciascun personaggio presto rivela il suo patimento interiore: ognuno è vittima di un ruolo che non ha nulla a che vedere con le proprie emozioni. La morsa è quindi stretta da un vago ma asfissiante rapporto tra l’uomo e la società e ciascuno è perciò destinato a vivere in solitudine il dibattersi della propria esistenza nel ruolo, solo come gli oggetti nelle bacheche che colmano la scena. Ancora una volta l’apparenza borghese, pur definendo e categorizzando nettamente e irrimediabilmente ogni personaggio, lascia spazio al non detto, che si palesa non nella parola gridata, ma nel vuoto lasciato dalle estremità spezzate della corda tesa, un vuoto incolmabile e per questo mortale per i mortali e immortale nel suo ripetersi perennemente.
“CECÈ”: scritta da Luigi Pirandello nell'estate del 1913, la prima rappresentazione si ebbe il 14 dicembre del 1915 a Roma al Teatro Orfeo, ad opera della Compagnia del "Teatro a sezioni" di Ignazio Mascalchi e Arturo Falconi. La commedia narra, in maniera insolitamente comica per lo stile del drammaturgo, la storia di un viveur, Cecè, (Francesco Grisafi) capace di imbrogliare la gente senza farsi alcuno scrupolo. Un umorismo quindi che si potrebbe definire cinico per il sottofondo di situazioni ambigue ed immorali da cui si sviluppa.
Con spudorata allegria, Cecè imbroglia sia il commendator Squatriglia (Antonio Ribisi La Spina), che per i suoi loschi traffici di appaltatore, è venuto a ringraziarlo per un favore ottenuto, sia Nada (Martina Galione) , una giovane dai facili costumi, che possiede delle cambiali dell'imbroglione che con una serie di stratagemmi riuscirà a riprendersele. È la Roma dell'Italietta, la Terza Roma, protagonista di scandali e corruzione politica, lo sfondo sociale su cui si svolge la vicenda di Cecè, tipico esemplare di quel mondo parassita di clientele politiche che ormai, per abitudine e cinismo, non era nemmeno più avvertito come immorale.
BIGLIETTI: I Biglietti possono essere acquistati presso la sede della Pro Loco Valderice in via Simone Catalano oppure la sera stessa in teatro. Intero euro 10,00, ridotto euro 8,00.