Inchiesta su appalti e sanità in Sicilia, arresti domiciliari per Totò Cuffaro e altri due indagati
Da questa mattina si trova agli arresti domiciliari l’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, in esecuzione di una ordinanza di misura cautelare che ha riguardato anche Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia, e Antonio Iacono, direttore del Trauma center dell’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo.
Il provvedimento è stato eseguito stamattina dal Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) dei Carabinieri, con il supporto in fase esecutiva di personale del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, dopo gli interrogatori preventivi di 18 indagati, nell’ambito dell’indagine che ha portato nelle settimane scorse a un terremoto politico-sanitario regionale, riguardante “l’ipotizzata ingerenza nelle nomine di dirigenti e funzionari negli enti amministrativi regionali operanti nei settori nevralgici della sanità, degli appalti e delle opere pubbliche, così come l'ipotizzato diretto coinvolgimento nella conclusione di accordi corruttivi stipulati nell'ambito di gare e concorsi pubblici”.
La Procura aveva chiesto l’arresto di tutti gli indagati, ma soltanto Cuffaro, Iacono e Colletti sono finiti ai domiciliari. Contestualmente, l'autorità giudiziaria ha disposto per Mauro Marchese e Marco Dammone, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e anche la “misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di un anno”. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria anche per l’ex braccio destro di Cuffaro, Vito Raso. Per tutti gli altri indagati, il Gip non ha disposto alcun provvedimento cautelare. Sono comunque accusati tutti, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e traffico di influenze (quest’ultimo reato riqualificato dalla precedente ipotesi di corruzione).
Secondo la Procura, Cuffaro sarebbe al vertice di un presunto comitato d’affari occulto che gestirebbe un sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di persone indicate dall’ex governatore e dai presunti sodali.
Salvatore Cuffaro è tornato quindi in stato di detenzione, vent’anni dopo l’inchiesta che portò alla sua condanna per favoreggiamento alla mafia e a distanza di dieci anni dalla sua scarcerazione dopo avere scontato cinque anni di pena.