“Una punta di Sal”: Non rubare! Parola di “Sorella Onestà”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
24 Maggio 2020 09:52
“Una punta di Sal”: Non rubare! Parola di “Sorella Onestà”

Non rubare è il settimo comandamento ma sembra quello più frequentato da un buon numero di persone, avvolte in scandali di vario genere. Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni e di arrecare danno al prossimo in qualsiasi modo. Quello per eccellenza è la rapina, ma ci sono anche altre forme meno comuni come il non osservare pienamente i contratti, le convenzioni, gli obblighi professionali, sia con frode o per negligenza, sia per imperizia. Particolarmente facile è la tentazione quando si tratta di contratti commerciali, compra-vendite, locazioni, o di contratti professionali come ad esempio quelli per cure mediche o di avvocati.

Il furto non è solo di cose, di denaro, di proprietà, di lavoro. Esso può anche riguardare il pensiero, la libertà, il cuore, la fede, la pace, l'amore. Così, è furto levare l'onore a un uomo, la dignità a una donna, la tranquillità a un familiare, la fede a un credente, l'innocenza a un bambino, la speranza a un anziano. Qualche giorno fa l’ennesimo scandalo sulla sanità. Incredibile per le figure colpite. Uno scandalo che ha visto tra i destinatari dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo soprattutto  Antonino Candela, attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza coronavirus, ex commissario straordinario e direttore generale dell’Asp 6 di Palermo, finito agli arresti domiciliari per corruzione.

Ed anche il manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani che ha avuto incarichi delicati  da anni sempre nell’ambito della sanità. Due figure retribuite molto bene con stipendi a 5 zeri, eppure… Gli ultimi arresti nell’operazione “Sorella Sanità” hanno alzato l’ennesimo inquietante velo nel sistema degli appalti in ambito sanitario, facendo emergere quella che, ove l’impianto accusatorio dovesse essere confermato, ha rappresentato una pericolosa commistione tra politica, imprenditoria e gestione burocratica-manageriale del sistema sanitario.

L’ennesimo scandalo che ha travolto questo territorio, rende improrogabile una profonda riforma del sistema degli appalti, dicendo basta alla intromissione della politica nella nomina dei manager, dei direttori sanitari, amministrativi e nei posti apicali delle strutture sanitarie. È innegabile, infatti, come di là delle eventuali responsabilità che saranno accertate dagli organi inquirenti, quanto accaduto costituisce un colpo pressoché mortale alla credibilità delle relative istituzioni.

I tantissimi siciliani onesti hanno bisogno di chiarezza, rettitudine e trasparenza, così che occorre procedere, senza ulteriore indugio, all’azzeramento della burocrazia malata, puntando ad un sistema di gestione imparziale ed improntata al buon andamento. Ma uscirne non sarà facile fino a quando molte teste gireranno con un vestito doppio petto con inchini e riverenze che nascondono “amicizie pericolose”. Salvatore Giacalone  

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