“Una punta di Sal”. 1° Maggio: la strage dei lavoratori a Portella della Ginestra (la prima dell’era Repubblicana), il vile atto del falso eroe Salvatore Giuliano

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
01 Maggio 2020 10:29
“Una punta di Sal”. 1° Maggio: la strage dei lavoratori a Portella della Ginestra (la prima dell’era Repubblicana), il vile atto del falso eroe Salvatore Giuliano

Oggi 1° maggio è la festa dei lavoratori. Su questa festa si sono scritte e si continuano a scrivere pagine di storia dei lavoratori, delle conquiste raggiunte e quelle da raggiungere, ma oggi io voglio ricordare questa data per un tragedia  che si è abbattuta sulla Sicilia e che ha provocato 11 morti e 27 feriti. La Sicilia dei lavoratori e dei contadini ferita mortalmente su un campo di ginestra, che  è un fiore particolare, per crescere non sceglie terreni verdi e ospitali, ma al contrario, sceglie terreni aridi, rocciosi o franosi.

Terreni nei quali sembrerebbe non crescere niente, ma la ginestra è una pianta ostinata e resiste anche dove è difficile farlo. Questo fiore di un giallo così vivo bene si presta a descrivere i contadini di Portella, tra loro si possono trovare similitudini, perché anche quella di quei contadini è una storia di resistenza. È il Primo Maggio del 1947, la Seconda guerra mondiale è finita da poco e i lavoratori possono tornare a celebrare la loro festa. Ma quel giorno, a Portella, irrompe il bandito Salvatore Giuliano di Montelepre con la sua banda e fa la  strage: 11 morti e 27 feriti.

Mi ricordo che mio padre e mia madre, alla notizia, rimasero ammutoliti, mi si avvicinarono come per proteggermi perché quel nome Giuliano metteva paura, il bandito spadroneggiava in Sicilia, ogni giorno c’erano episodi di assalti, di rivolte, di ruberie, “Turiddu” Giuliano e la sua banda erano temuti, poi, con gli anni, si cominciò a ricamarci sopra, si stamparono  anche i fumetti sul personaggio e, addirittura, Giuliano venne dipinto come un rubacuori con una corte di amanti. Scrive Pasquale Hamel, scrittore e saggista: “L’aureola del bandito gentiluomo, del Robin Hood in salsa siciliana, gliel’ha cucita addosso la solita retorica sicilianista che, dal delitto Notarbartolo in poi, ha spesso messo sull’altare come modelli di virtù eroiche delinquenti e criminali.

Salvatore Giuliano non è stato infatti un eroe da mettere sugli altari, ma solo un assassino ossessionato da un patologico delirio d’onnipotenza. A costruirne il mito ci si è anche messa certa letteratura romantica – ma, anche, quella complottista – che si è sbizzarrita a farne ora il simbolo del coraggio ora una sorta di strumento di disegni che andavano oltre la sua persona. In questo modo si è subdolamente accreditata l’idea di assolverlo per le sue efferate imprese, a cominciare dalla vile strage di Portella della Ginestra”.

Il 5 luglio 1950, Salvatore Giuliano viene ucciso in un cortile di Castelvetrano. A Portella, per quella festa del 1° maggio, nei lavoratori vi era un entusiasmo diverso. C’era da festeggiare la fine della guerra, la vincita alle regionali del blocco popolare, il ripristino della festa dopo gli anni del fascismo. In questo clima dove si ritornava a respirare finalmente aria di libertà, anche se i problemi restavano comunque tanti, la tragedia si consumò in pochi istanti. Giuliano e gli altri banditi spararono colpi di mitra sulla folla provocando 11 morti e 27 feriti.

La Strage di Portella della Ginestra è la prima strage dell’epoca Repubblicana. Quei colpi che inizialmente furono scambiati dai contadini come botti di festa, in pochi attimi distrussero vite ed anche sogni.  Un atto così vile contro gente così indifesa, è qualcosa di troppo doloroso da descrivere anche dopo 73 anni. In tutti questi anni le conquiste dei lavoratori sono state tante ed un contributo è stato dato anche dalle 11 vittime di Portella della Ginestra. Salvatore Giacalone

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