Una lettrice racconta il suo “Cammino di Santiago”: “abbandonarsi alla lentezza per mettere a nudo se stessi…”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
17 Aprile 2019 09:19
Una lettrice racconta il suo “Cammino di Santiago”: “abbandonarsi alla lentezza per mettere a nudo se stessi…”

I piedi vanno dove il cuore vuole, niente è impossibile!” Con queste parole inizia il racconto di un viaggio speciale. Probabilmente risulta anche riduttivo parlare di viaggio: è il mitico “Cammino di Santiago”. Volutamente non citeremo il nome di chi ha vissuto di recente questa bellissima esperienza, abbiamo voluto concentrarci sul racconto, lasciando al lettore la possibilità di immaginare il percorso, anche interiore, intrapreso dalla nostra “camminatrice”, che si racconta mostrandoci alcune foto e oggetti significativi del suo “Cammino di Santiago”.

Il racconto di un viaggio che non si cura della meta, ma che gode del solo viaggiare, alla scoperta del mondo e di sé. Perché hai deciso di intraprendere il “Cammino di Santiago”? Eri conscia delle difficoltà nel percorrere tantissimi chilometri a piedi? La strada, intesa come momento di costruttiva solitudine, è una vocazione costante per me. Il Cammino di Santiago è la strada per eccellenza, quello che i pellegrini di tutto il mondo compiono da migliaia anni per i motivi più diversi.

Da sempre coltivavo nel cuore il progetto di andare, di percorrere il Cammino di Santiago, solo che nella vita troppo spesso ci ripetiamo “si, prima o poi lo faccio”, “arriverà il momento giusto”. Così una notte, tra il sonno e la veglia, dentro al cuore mi è scoppiato questo desiderio e ho capito che non esiste un “momento giusto”, un “poi”, esiste la vita e il tempo che passa e senza pensarci troppo ho fatto un biglietto di sola andata per la Spagna. Non sapevo cosa avrei trovato di preciso, chi avrei trovato (sempre che avessi trovato qualcuno!), ho fatto il mio zaino, ho acquistato una guida e consultato alcuni siti, ho indossato i miei scarponi e sono partita.

Durante il viaggio in aereo ho provato delle sensazioni fortissime e contrastanti, ma una su tutte prevaleva: l’adrenalina mista a eccitazione di chi non sa dove sta andando o cosa troverà al suo arrivo, l’apertura emotiva di chi era disposto ad accettare ed affrontare tutto ciò che vi si sarebbe presentato, mi sentivo viva, come mai prima di allora, mi sentivo viva nel mondo, protagonista di un’avventura che era solo mia, di una strada che aspettava solo me. Ho deciso di non programmare quasi nulla, tranne la tappa di partenza, quindi sono atterrata a Santiago de Compostela e lì ho dormito una notte in un ostello, per poi il giorno dopo ripartire con un bus alla volta di O’Cebreiro, una delle tappe del cammino, a circa 160 km da Santiago, per iniziare da lì il mio pellegrinaggio a piedi.

Cosa ti attendeva a Santiago una volta atterrata e prima di partire verso la prima tappa del Cammino? Una volta atterrata a Santiago era ormai sera e, arrivata nell’ostello in cui avrei trascorso la notte,  sistemato il mio zaino in camera, sono uscita a passeggiare per le vie della città, immersa in una sorta di incanto e surrealismo, col mio diario in mano, intenta a catturare nero su bianco tutte le emozioni che mi stavano attraversando. Appena rientrata,  ho incontro nel mio ostello questo signore anziano, che iniziava a chiacchierare con me (parlava anche italiano) e la sua storia aveva dell’incredibile: Josè Antonio Maria Calvo, (su youtube “pellegrino da record”), un marinaio di 69 anni che cammina ormai da quasi 20 anni per mantenere fede ad una promessa fatta alla madonna.

Unico sopravvissuto ad un naufragio in Norvegia nel 1999, durante le ore in cui ha atteso i soccorsi, aggrappato ai corpi dei compagni senza vita, ha promesso alla Madonna che se lo avesse salvato, avrebbe passato il resto della vita a pellegrinare. Ad oggi, mi raccontava, di aver percorso più di 150.000 km a piedi. Successivamente? Come  hai raggiunto,la prima tappa per iniziare il tuo cammino? La mattina seguente ho preso un bus e dopo circa tre ore sono arrivata a Cebreiro, una minuscola cittadina di campagna a circa 160 km da Santiago.

Da lì, per raggiungere la mia prima tappa lungo il percorso del Cammino, mi toccava scalare una montagna fino alla cima, dove – in teoria – avrei trovato l’ostello dei pellegrini in cui trascorrere la notte. Era una giornata molto fredda, impazzava una bufera di neve e non nego di aver provato paura. Senza guardarmi indietro e senza sapere di preciso cosa avrei trovato una volta arrivata, inizio questo sentiero in salita, per scalare la montagna. Ho percorso circa 4 kilometri sotto una tempesta di neve, provando qualcosa di indescrivibile, mi sono posta molti interrogativi lungo il difficile percorso, da sola, con il rischio che l’ostello fosse chiuso.

Nella difficoltà della situazione tuttavia mi sono sentita me stessa, nuda davanti ai miei limiti e alle mie paure ma perfettamente a mio agio. Vi è la salita, e poi ancora la salita, le difficoltà e la solitudine, prima o poi però si raggiunge la meta e questo vale anche nella vita. Una volta arrivata in cima, mi sono sentita rincuorata, il piccolo borgo di O’Cebreiro era lì, l’ostello era aperto e mi sono venute le lacrime agli occhi quando ho bevuto una cioccolata calda in una locanda.

Ero lì, avevo attraversato da sola la montagna e la bufera, come un milione di altre volte in vita mia, ero lì a godermi il ristoro dopo un momento difficile. Non c’era anima viva e temevo di dover percorrere in solitaria l’intero cammino fino a Santiago nei giorni a venire ma una volta arrivata in ostello, con una grande gioia nel cuore, mi rendo conto che eravamo almeno in 100 a pernottare lì. Incontro 3 italiani che erano in cammino da 35 giorni, in quanto avevano iniziato dalla prima tappa, a Saint Jean Pied de Port, sui Pirenei e da lì è iniziata un’amicizia fraterna con un gruppo di circa 15 persone, di diverse nazionalità (inglesi, australiani, koreani, russi, lettoni, tedeschi).

Da lì in poi non ci siamo più separati, abbiamo percorso insieme l’intero cammino fino a Santiago nei giorni che sono seguiti, tessendo un legame di fratellanza e amicizia, che solo un’esperienza del genere può far nascere. La cosa affascinante del Cammino, quando decidi di partire da solo, è che non sei mai solo, perché quando incontri altri pellegrini, si crea un legame fortissimo con loro, ma al tempo stesso sei sempre solo, perché il cammino è comunque individuale, durante la strada sei solo con te stesso e il tuo bagaglio emotivo e questa solitudine è molto rispettata,  come se fosse la regola d’oro non scritta del Cammino di Santiago.

Hai portato a termine il tuo cammino di Santiago? Come ti sei sentita una volta arrivata? Ho percorso 160 km in 7 giorni da O’ Cebreiro a Santiago de Compostela. Il cammino, alternato da lentezze meravigliose e salite defaticanti ti mette a nudo. Personalmente credo che la vita sia come il cammino, lento fluire. Non è importante la meta, l’arrivo, ma il viaggio di per sé. Per quanto cerchiamo di attaccarci alle cose e alle circostanze, la verità è che l’uomo è un continuo cambiare, un continuo camminare, un continuo evolversi e più ce lo neghiamo, più soffriamo.

Ogni tanto è necessario mettersi in cammino, per sintonizzare il dentro col fuori, per allineare in nostro fluire interiore con il cammino fisico. Ognuno compie il cammino per i motivi più diversi, spirituali, religiosi etc.. ma in ogni caso, non sono mai le gambe a portarti a Santiago, ma il cuore. Io avevo bisogno di quel silenzio, di staccare, di abbandonarmi alla lentezza e lasciarmi trasportare da essa lungo la strada e attraverso il rapporto con la natura, di emozionarmi alla vista di un raggio di sole, dopo 5 giorni di strada sotto la pioggia.

Il mio Cammino di Santiago non si è concluso perché sono arrivata materialmente a Santiago ma si è concluso con la mia personale catarsi, che è arrivata d’improvviso un giorno, in un bar di una città (non so neanche come si chiama), tra le campagne Galiziane, in cui mi sono ritrovata da sola a scrivere sul mio diario, senza sapere bene di preciso dove mi trovassi. Lì ho capito che il mio percorso era arrivato a compimento, era tutto perfetto, ero al posto giusto, nel momento giusto. Ho salutato i miei compagni di viaggio, col cuore ricolmo d’amore e sono andata dritta a Santiago a concludere fisicamente questo percorso.

Il mio è stato un ritorno all'amore, motore della vita, l’amore per sè, ricco, abbondante, fiero, accogliente, l’amore che ti riempie il petto, che ne hai talmente tanto dentro, che non puoi fare a meno di condividerlo con gli altri. Era arrivato il momento di tornare a casa dalle persone che amo e che mi amano. Consiglio a tutti di intraprendere un proprio cammino a Santiago o in qualsiasi altro posto per ritornare a sé stessi, per ricaricarsi e poi condividere con le persone che si amano.

Soltanto uscendo dalla zona di comfort si possono testare i propri limiti e superarli. Francesco Mezzapelle            

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