“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta della “Strata Scarpara”

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
22 Novembre 2020 11:19
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta della “Strata Scarpara”

Ventottesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo.   Una delle vie più curiose ma soprattutto più attive nel centro storico di Trapani è Via dei Crociferi, meglio  conosciuta come la Strata Scarpara. In realtà, alcuni trapanesi affermano che la vera Strata Scarpara sia Via Carosio in quanto Via dei Crociferi era piena di negozi che vendevano scarpe mentre Via Carosio era una strada piena di piccole botteghe dove vi lavoravano i calzolai – in siciliano chiamati Scarpara – ma la tradizione vuole che sia Via dei Crociferi ad essere denominata così.

Una volta chiamata Via Cruciferi, prende il nome da una chiesa costruita dai padri crociferi nel 1700 e distrutta dai bombardamenti bellici. I crociferi veneravano la Madonna della Lettera e costruirono, accanto alla chiesa, un convento – che ha ospitato gli studenti del Liceo Magistrale e poi della scuola Livio Bassi –.

Strata Scarpara era una via frenetica, piena di attività di ogni tipo. Tanti, innanzitutto, i negozi di scarpe. Ferrante, Cocco – gestito dallo Zu Gino – e, a partire dagli anni Sessanta, la ditta Giovanni Barraco. Il locale di quest’ultimo, diventato poi negozio Valmoda, presenta ancora le caratteristiche che lo avevano reso particolare agli occhi di tutti.

Negli anni Sessanta e Settanta, infatti, alcuni negozi a Trapani avevano decorato la facciata con ceramiche e il locale di Barraco era uno di questi. Ad oggi, il bel pannello esterno in ceramica – creato sicuramente da  ceramisti palermitani – è ancora visibile. Ma la Strata Scarpara era molto frequentata per tanti altri negozi che i trapanesi non hanno mai dimenticato perché portatori di tante innovazioni. Il pensiero, quindi, non può che andare alla Signora Rizzo – denominata A Vecchia – che fu la prima a vendere i jeans in città.

La signora Rizzo veniva chiamata anche l’Americana perché vendeva tanta roba post bellica oltre i jeans e le scarpe di ginnastica. Ad avere spazio nei cuori dei trapanesi fu anche il negozio del palermitano Rappa – uno degli ultimi ad aver abbandonato la via –. Il suo negozio di abbigliamenti diventò famoso tra i trapanesi soprattutto per la bravura del proprietario nel mercanteggiare, motivo per cui era ben apprezzato da tutti. Altro negozio di abbigliamenti era quello di Spada, che  vendeva vestiti per bambini.

Ma la Strata Scarpara era anche piena di mercerie e negozi di tessuti e corredi. Le più importanti, senza dubbio, sono Tessuti Messina, ma anche il negozio Citrolo. Prima della seconda guerra mondiale, invece, vi era anche un altro negozio di tessuto.

Il proprietario si chiamava Giovan Battista Scalabrino ma, a causa del bombardamento del 1943, il negozio fu saccheggiato. Tra i tanti negozi c’era anche Sciacca Cappellaio, denominato da tutti Coppole Beddre. La ngiura  è dovuta al fatto che il signor Sciacca passava le sue giornate di lavoro fuori dal negozio, urlando proprio «Coppole Beddre». Tante, poi, le botteghe alimentari. La Salumeria Bonfiglio – molto rinomata a quel tempo, si trovava nella piazzetta Sette Dolori -, Bica Alimentari – cui subentrò un negozio di lampadari del signor Cardella – e poi la pasticceria delle sorelle Genovesi e la gelateria gestita dalla pasticceria Fiorino.

Particolare era anche un’edicola, gestita da un uomo sordo e da sua moglie Annita e poi ancora la Cartolibreria Salerno, la gioielleria delle Sorelle Bertini e il forno Sieli. Ma la zona è ricordata da tutti anche per  un Palazzo molto importante per Trapani che, negli anni, ha visto i festeggiamenti di tanti battesimi, comunioni e matrimoni, cioè il Palazzo Ripa – nel cortile Ripa – acclamato e amato da tutti soprattutto per la bellissima sala degli specchi .

Accanto all’ingresso del palazzo vi era poi un orafo, Peppino Di Marzo che fu maestro di tanti orafi trapanesi ormai in pensione. Della zona, ormai, non rimane più nulla. Birrerie, pub e locali notturni hanno preso il posto di tutte queste botteghe e la tristezza nei trapanesi che hanno vissuto la Strata Scarpara è sempre tanta. Ma, quanto meno, rimane il ricordo. Il ricordo di tutti quei studenti che ogni giorno hanno attraversato quella via. Il ricordo di quando un jeans non era venduto in tutti i negozi.

Il ricordo delle scarpe durature. Quel ricordo di qualcosa che, adesso, non c’è più.     PH: Barraco, D'Amico, Giotti, Monaco

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