Mazara: città del pesce senza un mercato. Perché non ripristinare la storica “asta del pesce” e rilanciare la piccola pesca?

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
11 Novembre 2020 09:15
Mazara: città del pesce senza un mercato. Perché non ripristinare la storica “asta del pesce” e rilanciare la piccola pesca?

Qualche giorno fa avevo il desiderio di gustare dei calamari freschi. Pertanto subito dopo pranzo mi sono recato alla “marina” e precisamente in piazzetta dello scalo. Sono rimasto in attesa dello sbarco del pesce fresco da parte degli operatori della piccola pesca che vendono il prodotto attraverso una piccola asta in banchina. Appena arrivato il primo natante, sbarcate e collocate le cassette di pesce  sui carrelli  in banchina, molti cittadini che attendevano come il sottoscritto l’arrivo del pesce si sono avvicinati allo stesso carrello assembrandosi incuranti del distanziamento sociale imposto dalle normative anti covid; è pur vero che avevano tutti le mascherine ma la situazione non era certamente delle migliori.

Pertanto ho desistito optando per dei calamari congelati a bordo (erano buonissimi). Al di là dell’attuale emergenza covid bisogna evidenziare -della questione ci siamo occupati più volte in questi anni- che quella che una volta era la folkloristica asta del pesce di Mazara del Vallo oggi si svolge all’aperto, senza nessuna sicurezza (al di là della contingente emergenza covid19) per i consumatori. Fino a circa nove anni fa il pesce fresco veniva venduto attraverso un’asta presso dei locali adeguati nell’edificio (vedi foto copertina) di piazzetta dello scalo adiacente al mercato del pesce al dettaglio.

Qui l’astatore “abbanniava” il pesce e gli acquirenti (fra i quali molti ristoratori e piccoli commercianti di pesce) seduti su una tribunetta allestita all’interno dello stesso edificio lanciavano la loro offerta per accaparrarsi il pesce fresco pescato nelle ore precedenti. Uno spettacolo al quale assistevano anche i turisti affascinati. Nel maggio del 2012 l’Amministrazione Cristaldi, attraverso un atto firmato dall’allora assessore alla Pesca, Giovanni Quinci, decise di chiudere quei locali definiti -in una nota- “troppo onerosi per le casse comunali”.

Quindi la struttura fu volontariamente chiusa non abbandonata. Ciò provocò la reazione dei pescatori che vivono di quella attività che in quelle nuove condizioni non consentiva più gli stessi ricavi mettendo quasi in ginocchio l’economia di trenta famiglie. Incontrarono l’Amministrazione offrendo la disponibilità ad aumentare il canone per l’utilizzo della struttura, adeguata e vicina al luogo di sbarco del pesce e di ormeggio dei loro natanti, e per coprire i costi annuali per il suo mantenimento.

Ad occuparsi della struttura che ospitava il mercato del pesce negli ultimi anni è stato un “contrattista”, Giuseppe Pantaleo, pagato al 70% dalla Regione e per il 20% dal Comune; lo stesso con note spese e documenti ha dimostrato che ogni anno le spese fra servizi vari e pulizia della struttura non superavano i 20.000 euro, una cifra ben al di sotto dei circa 100.000 euro di cui parlava l’Amministrazione in merito al mantenimento della struttura di piazza dello Scalo. “Siamo costretti a vendere il pesce come gli abusivi, con il carrello in banchina ed in scarse condizioni igieniche” –a denunciarlo furono i proprietari dei piccoli motopesca “Celestino”, “Nuova Stella”, “S.Elisabetta”, “Nuova Tilde Oscar”, “Katiuscia”, “Delfino” e “Luciano”, queste imbarcazioni effettuavano l’attività di pesca giornaliera entro le 12 miglia.

Con la chiusura dei locali mercato-asta questi pescatori, con grande disagio, furono costretti a scendere il pesce e venderlo in banchina sotto la luce del sole o anche sotto la pioggia. L’Amministrazione Cristaldi non ritornò indietro sulla sua decisione anzi dopo alcuni mesi, vedi una nota stampa del 12 febbraio 2013, annunciò la concessione in comodato d’uso gratuito alla sezione mazarese dell’Iamc-Cnr della struttura di piazzetta dello scalo quale sede alternativa di quella sita in via Vaccara.

La concessione sarebbe stata per sei anni, rinnovabili, i lavori di adeguamento sarebbero stati però a carico dello stesso Istituto; l’accordo probabilmente rientrava nella collaborazione offerta dal Cnr per il prelevamento ed analisi dei fanghi presenti all’interno del porto canale la cui riqualificazione, a partire dal dragaggio, era stata più volte annunciata con l'arrivo di un primo finanziamento di 2.100.000 euro. Non sappiamo perchè non se ne fece nulla. In merito alla situazione in cui versavano gli operatori della piccola pesca l’Amministrazione  avanzò l’ipotesi di potere loro usufruire del grande mercato agro-alimentare (destinato originariamente a mercato ittico all’ingrosso) del porto nuovo che ancora oggi non è aperto; un ipotesi che non convinse gli stessi operatori perchè il luogo scomodo da raggiungere rispetto alle banchine di ormeggio dei loro natanti.

Il 27 novembre 2014 sempre la Giunta Cristaldi approvò il progetto per la ristrutturazione e riqualificazione dell’ex Mercato ittico in piazzetta Scalo da destinare a “sportello agro alimentare”. “Il progetto -si legge nel comunicato diramato allora dal Comune- per un importo complessivo di oltre 800 mila euro, gode di un contributo del Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito delle misure previste dalla progettazione del Patto territoriale gestito da Agriturpesca, che l’ex Provincia aveva posto in liquidazione e che si accinge a rimettere in bonis alla luce dei contributi decretati che prevedono un totale di 1 milione 400 mila euro in questa prima fase con possibilità di ulteriori misure per circa 4 milioni di euro”.

Nello stesso comunicato fu sottolineato che la struttura dell’ex mercato ittico risultava abbandonata; certo abbandonata a seguito della decisione della stessa Amministrazione di chiudere quei locali che per circa un ventennio hanno ospitato la caratteristica asta del pesce fresco che attirava cittadini, commercianti, ristoratori e turisti.  Nella redazione del progetto dello “sportello agroalimentare” che dove a sorgere nell’ex mercato ittico di piazzetta dello scalo non fu presa in considerazione la possibilità di ripristinare l’asta del pesce fresco.

Con il trascorrere degli anni quella decisione di chiudere i locali dell’asta del pesce è risultata nefasta per gli operatori della piccola pesca: oggi di quei 7 natanti ne sono rimasti solo 4! Un'amministrazione pubblica – lo ripetiamo- dovrebbe evitare scelte strettamente legate a motivazioni economicistiche senza l’adeguata valutazione dei costi sociali. Mazara del Vallo è sempre più un porto senza pesce (vedi anche il mercato del congelato), il pesce passa ma non viene venduto qui.

Fino a qualche anno fa si vedevano nelle banchine del porto canale furgoncini con pesce fresco proveniente da Sciacca (la città che ha già scavalcato Mazara del Vallo per quanto riguarda economia peschereccia), oggi neanche più quelli. Per non parlare dei rischi sempre più frequenti del pesce scongelato (e ricongelato) venduto da abusivi che si celano nelle viuzze della “marina”, alla faccia della salute alimentare e della legalità. Pertanto ci chiediamo, e giriamo la domanda all’attuale Amministrazione: perché non ripristinare l’asta del pesce fresco rilanciando così l’economia della piccola pesca e quindi una vocazione produttiva della Città? Sarebbe un grande segnale di discontinuità in considerazione della grave crisi (ne abbiamo parlato tante volte) della pesca industriale, quella Mediterranea (oltre le 12 miglia) per intenderci.

Si certamente il periodo non è dei migliori (vedi in primis emergenza covid19) ma serve una visione del presente circa lo sviluppo futuro della Città. Per renderci conto di cosa era l’asta del pesce fresco basta cliccare sul link e vedere il video girato da un turista negli anni scorsi: https://www.youtube.com/watch?v=00TCNxxI30o ) Francesco Mezzapelle  

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza