Giorno del Ricordo, il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe

Redazione Prima Pagina Trapani
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10 Febbraio 2021 16:38
Giorno del Ricordo, il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe

«Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia.» Era il 10 febbraio del 2015 quando il neo eletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver partecipato alla celebrazione del Giorno del Ricordo che si era tenuta alla Camera dei Deputati, ricordava con questo discorso la tragedia delle foibe. Istituito con la legge 30 marzo 2004 numero 92 e celebrato per la prima volta nel 2005, il Giorno del Ricordo serve, infatti, a ricordare le vittime degli eccidi avvenuti tra fine delle seconda guerra mondiale e l'inizio del secondo dopoguerra nelle zone della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, per opera dei partigiani del maresciallo Tito.

Questa violenza era nata da una sorta di vendetta nei confronti dei fascisti che, durante l'amministrazione italiana su quei territori, avevano imposto un'italianizzazione forzata, picchiando, reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Le vittime furono soprattutto Italiani non solo legati al PNF (Partito Nazionale Fascista), ma anche ufficiali, funzionari, dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, parte dell'alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo, esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, autonomisti fiumani, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.

Si stima che il numero di vittime si aggiri, secondo gli storici Pupo e Spazzali, tra le 3mila e le 5mila, comprese le salme recuperate e quelle stimate nonché i morti nei campi di concentramento jugoslavi, altre fonti fanno salire questo numero tra le 11mila e le 20mila. Le uccisioni avvenivano in maniera crudele e atroce. I condannati venivano legati tra di loro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e schierati sugli argini delle foibe, delle voragini carsiche tipiche della regione giuliana.

Quindi si apriva il fuoco con i mitra e si uccidevano soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, trascinavano con sé gli altri sventurati che erano costretti a sopravvivere, tra i cadaveri dei loro compagni, per giorni sui fondali delle voragini. Conseguenza del massacro delle foibe fu anche l'esodo istriano, un'emigrazione forzata di circa 350mila cittadini di nazionalità e lingua italiana. Il ricordo delle foibe è un tema che divide ancora molto l'opinione pubblica.

Eppure quelle persone meritano di essere ricordate al dì là di ciò che abbiano fatto, al di là se fossero colpevoli o meno, perché una vita umana è importante e la morte è sempre una tragedia. S.C.

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