Femminilità e mascolinità fanno rima anche con sterilità

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
07 Settembre 2020 18:40
Femminilità e mascolinità fanno rima anche con sterilità

Tic tac Tic tac. Tic tac Talvolta l’orologio biologico ed emotivo batte il tempo ed invita ad avere insistentemente un figlio. Desiderio naturale in una coppia solida che progetta il futuro, desiderio umano in chi ha il desiderio di diventare genitore. Una delle forme dell’amore è certamente una gravidanza. Ci mette nelle condizioni di avere un figlio sempre con grande aspettative perché diciamolo, almeno nove volte su dieci si da per scontato che l’aver eliminato gli anticoncezionali, pillola o preservativo, e il fare l’amore proprio durante il periodo fertile faccia rima con gravidanza.

Talvolta è così altre no. E queste “altre” sono molto più comuni e diffuse del previsto. E allora passano i mesi ti convinci con tutte le tue forze che è la volta buona ed ecco che arriva il ciclo a ricordarti che invece anche stavolta non è successo niente. I primi mesi la coppia, qualunque coppia, lo accetta di buon grado. Pensa: “ci sta”. Poi quando i mesi si raddoppiano, si triplicano, si quadruplicano all’infinito la coppia comincia ad entrare in crisi. Quella spasmodica attesa di una gravidanza diventa nemica della serenità, quella gravidanza mancata diventa montagna sempre più ripida da scalare, quel figlio assente diventa una presenza ingombrante nella testa quanto nella coppia.

Quel sangue che arriva brucia. Brucia speranze, brucia aspettative, brucia pazienza. Ed è allora che all’improvviso si cominciamo a vedere tutti i pancioni attorno, si comincia a soffocare con tutti quei pancioni attorno e si comincia a nutrire come una figlia quella sana invidia: ecco le altre incinta ed io no, ecco le compagne o le mogli degli altri incinta e non la mia. Che male c’è ad inviare in questo caso? Credo sia uno dei sentimenti più naturali al mondo specie in questa situazione.

E così si comincia ad approfondire con il proprio ginecologo. Ed arriva lo scontro con qualcosa che fa solo paura: infertilità e sterilità. Attorno allora tutti esperti del settore e cominciano a piovere consigli e suggerimenti su come e quando fare l’amore, cosa mangiare e cosa no, a chi rivolgersi e a chi no e bla bla bla. In pochi casi, invece, arriva un silenzioso rispetto e un riservato supporto per la coppia che naviga in quelle acque. Sterilità: incapacità di fecondare o concepire individui in età normalmente feconda.

Infertilità: sterilità relativa della femmina, consente il concepimento ma non il normale evolversi della gestazione, che viene interrotta da aborto spontaneo. La diagnosi di infertilità o sterilità è un macigno pieno di lame. E allora il via a esami, prelievi, ecografie, visite specialistiche. Per entrambi i sessi. Il problema è trasversale: colpisce entrambi i generi, colpisce a qualunque età. Il percorso di una coppia che vuole un figlio diventa un viaggio difficile. Difficile sotto ogni punto di vista: emotivo, fisico, mentale, gestionale, economico.

Combattere sterilità e infertilità costa. Ed il prezzo da pagare è alto, non solo in senso metaforico. La coppia entra in centrifuga e ci vuole molta forza, molto rispetto e molto amore per non lasciarsi le mani in quella centrifuga. Talvolta parte del problema ha un nome: cisti ovariche, fibromi, endometriosi, tube chiuse, spermatozoi lenti o ridotti etc etc. Altre volte manca anche questa parte del problema: lui “sano”, lei “sana” eppure non succede nulla. Come spiegare a parole come una coppia si può sentire? Come si può sentire davvero lui e come si può sentire davvero lei? In tutti i casi accennati ovviamente.

Paura, scoraggiamento, delusione, terrore, rabbia, fatica, senso di colpa convivono con protezione dell’altro, amore, fiducia e speranza. Si comincia a vivere su piani emozionali diversi: si lotta per avere un figlio eppure si protegge la coppia che comunque ha bisogno di sentirsi famiglia per non perdersi. Talvolta perdersi è naturale e dolorosissimo. La mancanza di una gravidanza o allea o allontana. Anche restare insieme proteggendo il bello è faticoso. Dietro le coppie sorridenti senza figli c’è un lavoro enorme oltre l’amore.

Difficile puntare il dito e generalizzare, è tutto talmente delicato e personale che di fronte a certe cose si può e si deve solo stare zitti. Una donna è meno donna se non può restare incinta? Un uomo è meno uomo se non può fecondare l’ovulo? No. Femminilità e mascolinità fanno anche rima con sterilità o infertilità. Chissà quanti di noi hanno avuto di questi problemi o conoscono persone che hanno di questi problemi. Quanti? Tanti, tanti, tanti. Io per prima ho avuto di questi problemi.

Nella coppia io sono stata quella con il problema: io ero sterile. Non aggiungo altro perchè oggetto di questa riflessione non è la mia storia. I percorsi sono tanti e sono ovviamente diversi per ogni coppia ma ad un certo punto l’iter è uguale per tutti. Interventi chirurgici se necessari, monitoraggio ormonale, isterosalpigonografia, preparazione per la fecondazione assistita da un lato, quello medico, e percorso per l’adozione (nazionale e/o internazionale) dall’altro, quello giuridico.

In tutto questo talvolta arriva anche una gravidanza. Talvolta addirittura anche naturale. Nel mio caso è stato così. Mentre mi preparavo ad un altro intervento le mie ovaie hanno pensato bene di svegliarsi e sono rimasta incinta proprio nel periodo in cui il ginecologo mi ha detto che era impossibile fisiologicamente. Eppure... Talvolta la gravidanza arriva dopo l’adozione, talvolta arriva dopo l’ennesima fecondazione e purtroppo talvolta non arriva. Ho deciso di scrivere di questo perché ne ho sentito il bisogno, perché ritengo fermamente che di certe cose si debba parlare sia per aumentare l’informazione in merito sia per suscitare empatia tra le persone.

Non è una “specialità” restare incinta, non è una dote, di fatto è un caso, un caso fortuito. Talvolta tra donne non si riesce a creare empatia e invece proprio tra donne dovrebbe esserci empatia. Ricordo perfettamente quella che, incinta del secondo figlio e consapevole del mio problema di sterilità, mi ha detto “beata te che ancora non hai figli e non cambi e scambi pannolini”, Io stavo lottando per averne e me lo sognavo la notte di poter aver l’occasione di cambiare e scambiare pannolini...

Fra le persone dovrebbe esserci empatia. Proprio le donne che hanno avuto facilità ad avere dei figli dovrebbero capire la fatica delle donne che li vogliono ma non ne possono ancora avere, proprio gli uomini che hanno figli dovrebbero comprendere gli uomini che non ne possono avere. Bisognerebbe imparare a mettersi nei panni degli altri, evitare sempre quelle domande inopportune “figli, ancora niente?” O “e voi ancora liberi e senza figli vero? E bravi...”. Queste non sono domande empatiche sono coltellate gratuite.

Bisognerebbe imparare a riflettere prima di parlare e a pensare...che l’infertilità o la sterilità in qualche modo si cura l’indelicatezza, la curiosità becera e l’ignoranza no. A tutte le coppie che stanno attraversando questo mare tormentato dico forza, forza, forza. Maria Elena Bianco

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