Calatafimi Segesta Festival, sabato 21 luglio, il Moby Dick di Melville al Teatro Antico

Redazione Prima Pagina Trapani
Redazione Prima Pagina Trapani
20 Luglio 2018 18:54
Calatafimi Segesta Festival, sabato 21 luglio, il Moby Dick di Melville al Teatro Antico

La riscrittura dell’opera di Melville con l’adattamento e la regia di Davide Sacco. Moby Dick approda al Teatro Antico di Segesta sabato 21 luglio, alle 19.15, per il Calatafimi Segesta Festival – Dionisiache 2018, la manifestazione organizzata dal Comune di Calatafimi Segesta in sinergia con il Parco archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo. Sul palcoscenico Stefano Sabelli e Gianmarco Saurino; le musiche saranno eseguite dal vivo da Giuseppe Spedino Moffa. NOTE DI REGIA: “Chiamatemi Achab. Chiamatemi Ismaele. Chiamatemi Nessuno!”

Si apre e si chiude navigando i mari dell’anima e dell’inconscio questa riscrittura dell’opera di Melville di Davide Sacco. Come pure i grandi monologhi di Shakespeare, di Moliere, i saggi di Artaud ripercorsi da Achab, che ne compongono le onde. In un mare che si fa oceano infinito, Achab si trasforma nei protagonisti della storia del teatro e della letteratura, solcando i flutti della conoscenza, sfidando tutto e tutti per sete di sapere ed esperienza. Figlio naturale della cultura occidentale, Achab, nella balena bianca, vede i limiti dell’uomo e si getta in un iperbolico inseguimento, con l’unica fiocina per lui possibile: “l’ostinazione” alla ragione, al sapere, all’arte. “L'uomo non è mai padrone del suo destino se non insegue un sogno e se non ha l'ostinazione per realizzarlo, quel sogno!”.

Ad accompagnarlo per questi mari, Ismaele, giovane, forte, bello, ancora inesperto forse, ma non ingenuo e piuttosto, in tutto, simile ad Achab - Re del dolore - nella tenacia e nella sfrontatezza di sfidare natura, fato, divino, grazie alla capacità di saper improvvisare, di star sempre sull’onda nel momento di maggior necessità!  Così simili da essere, forse, padre e figlio… oppure, forse, anche diversi ma uniti dalla forza di sfidare ognuno il proprio mostro… dentro il mare del sé.

La scenografia di Stefano Sabelli evoca la tolda di una nave e tutto il pubblico predisposto intorno ad essa, molto a ridosso degli attori, è di fatto inglobato nell’azione scenica, come mare fluttuante, quando non è invece chiamato ad essere lo stesso equipaggio della baleniera Pequod.

Comunicato Stampa

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